Bellissimo paese addormentato e sconosciuto:
Pai di Torri del Benaco, sul lago di Garda
Storie
Davì – Lo stregone di Biasa
In
una
stanza
buia
dell’antico
castello
di
Biasa,
abitava
in
epoca
lontana
quello
che
oggi
chiamiamo “el pore Davì”.
Davì
era
un
vecchio
stregone
indemoniato.
Aveva
un
grande
naso
adunco
al
centro
di
una
faccia
gialla,
occhi
piccoli
quasi
nascosti
da
folte
sopracciglia
color
rame,
una
barba
biforcuta
e
ispidi
capelli
ramati.
Indossava
una
casacca
bisunta,
larghi
calzoni
ed
un
cappellaccio sbilenco e lurido.
Possedeva
il
“libro
del
comando”
ed
una
bacchetta
magica.
Con
questi
arnesi
otteneva
molte
cose
ma,
non
entrare
nella
vicina
chiesa
di
Sant’Antonio.
Solo
se
si
avvicinava
si
scatenavano, davanti a lui, temporali con tuoni e saette per impedirgli di entrare.
Il potere magico datogli dal libro e dalla bacchetta lo usava solo per scopi malefici.
Una
volta
ad
un
tale
che
gli
aveva
negato
un
po’
d’olio
lo
punì
riunendo
uno
stormo
di
uccelli che divorarono le olive pronte da raccogliere.
Ad
un
altro
che
si
rifiutò
di
dargli
il
latte
inviò
un
servo
del
demonio
nella
stalla
che
slegò
le mucche facendole fuggire sul Baldo.
Col
libro
e
la
bacchetta
chiamava
le
anime
dei
dannati,
che
apparivano
davanti
allo
sventurato che aveva l’ardire d’entrare in casa di Davì.
Un
giorno
incontrò
un
compaesano
dal
quale
aspirava
ad
ottenere
la
cessione
di
un
appezzamento di terra da destinare ad orto.
“Vieni
questa
sera
da
me
passeremo
insieme
qualche
ora
in
allegria
mangiando
castagne e bevendo un buon bicchiere di vino.”
L’altro, sorpreso da tanta amabilità e non conoscendo fino in fondo Davì, accettò l’invito.
Alla
sera,
seduti
attorno
al
camino,
Davì
gli
espose
la
sua
richiesta
e
al
rifiuto
dell’ospite,
prese in mano libro e bacchetta e recitò
“Abracadabra, tu che ascolti, vieni a portarmi i desiderati beni”
All’improvviso...
dalla
cappa
del
camino
scesero...
due
gambe
e
poi
la
testa,
le
braccia,
insomma il corpo di un uomo morto due anni prima.
Atterrito l’ospite regalò a Davì il terreno e scappò a gambe levate.
Si
racconta
che
Davì
fu
visto
sparire
nel
Lago,
vaporizzando
e
grillando
come
un
tizzone
acceso.
Il
“libro
del
comando”
fu
consegnato
alla
Chiesa
e
per
volere
unanime
del
popolo
fu
bruciato.
Si
dice
che
durante
la
cerimonia
degli
scongiuri,
il
libro,
tra
le
fiamme
saltasse
e
lanciasse
ululati
e
imprecazioni
e,
che
a
stento
i
presenti
riuscirono
a
calmare
l’epilettica
danza con le forche.
Della bacchetta, invece, non si seppe più nulla...
(Redazione: Nives Brighenti)
La
rocca
di
Biasa,
localitá
nei
Pressi
di
Castelletto
di
Brenzone.
Biasa, contrada di Castelletto di Brenzone.